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CALCIO – Morti sul campo, la lunga strage dei calciatori traditi dal cuore

Da Curi e Morosini ad Astori: Mattia Giani è solo l’ultimo nome d’una lista lunghissima di drammi sportivi

ROMA – Renato Curi, Piermario Morosini, Davide Astori, Giuliano Taccola, Marc-Vivien Foe, Miklos Feher, Andrea Cecotti, Antonio Puerta, Phil O’Donnell, Naoki Matsuda, Bernardo Ribeiro, Patrick Ekeng. Mattia Giani è solo l’ultima di una lunga lista. I calciatori morti “sul campo“. O in allenamento, o dopo la partita. Al telefono con la fidanzata dal ritiro, o in albergo nel sonno. Per un battito in meno, il cuore che si ferma. Patologie nascoste, non identificate, a volte semplicemente – per chi ci crede – il destino. Domenica Giani s’è sentito male su un piccolo campo del calcio minore, mentre Udinese-Roma veniva sospesa per la stessa paura: Evan N’Dicka a terra, l’incubo ricorrente negli occhi di tutti. Il difensore della Roma sta bene, Giani è morto.

In quella discrepanza di vite che si incrociano solo a livello mediatico, per un caso, c’è la tragedia ricorrente. Un film con fine pena mai. C’è la vita di Christian Eriksen, circondato dai compagni della nazionale danese mentre lo rianimano in campo, durante gli Europei del 2021. E c’è la morte in hotel di Davide Astori. Ci sono le tragedie in diretta di Renato Curi e Piermario Morosini, e c’è il salvataggio di Lionello Manfredonia, soccorso da Bruno Giordano in Bologna-Roma, 30 dicembre 1989.

Fanno tutti parte della stessa famiglia: chi ancora c’è, e chi non c’è più. Tom Lockyer, capitano del Luton, collassò privo di sensi per un infarto mentre giocava. Per lui si trattava della seconda volta, giocava con un defibrillatore che lo salvò. Nel 2012 Fabrice Muamba, 23 anni, centrocampista congolese del Bolton, cadde colpito da infarto in una partita di Premier League contro il Tottenham. Restò senza conoscenza per 78 minuti, prima che un defibrillatore lo rianimasse. Invece Abdelhak Nouri, giovane promessa dell’Ajax, nel 2017 si accasciò in campo e si risvegliò dal coma artificiale cinque giorni dopo: danni cerebrali permanenti.

Purtroppo l’elenco dei morti è traumatico. Il 16 marzo 1969 Giuliano Taccola, attaccante della Roma, muore allo stadio Amsicora di Cagliari. Non gioca per un malore accusato prima del match, va in tribuna. Rientrato negli spogliatoi a partita finita, perde conoscenza. Renato Curi invece oggi è uno stadio, quello di Perugia. Morì il 30 ottobre 1977, in un Perugia-Juventus sotto la pioggia. Si accascia ad inizio secondo tempo, Romeo Benetti, Roberto Bettega e Gaetano Scirea lo aiutano a rialzarsi, ma sviene di nuovo. Morirà in ospedale un’ora dopo, per un’anomalia coronarica già rintracciata.

E così Andrea Cecotti, centrocampista della Pro Patria, morto a Treviso a 25 anni, sei giorni dopo un malore che lo aveva colpito in campo. Diagnosi: trombosi alla carotide. Il centrocampista del Camerun Marc-Vivien Foé, il 26 giugno 2003 muore mentre gioca la semifinale di Confederations Cup contro la Colombia per una cardiomiopatia ipertrofica. Il centrocampista del Benfica Miklos Feher, nel 2004, sviene dopo aver ricevuto un cartellino giallo: morirà all’ospedale di Guimarães, per fibrillazione ventricolare causata da cardiomiopatia ipertrofica.

In Spagna tutti ricordano il lutto per Antonio Puerta, soli 22 anni, che morì il 28 agosto 2007 dopo aver perso conoscenza tre giorni prima, durante Siviglia-Getafe. Puerta fu colpito da ripetuti attacchi cardiaci. a causa di una displasia ventricolare destra. In Scozia invece morì Phil O’Donnell, centrocampista del Motherwell, il 29 dicembre 2007, dopo essere crollato subito dopo un gol. Causa del decesso: collasso del ventricolo sinistro.

Non morì in campo, ma in ritiro a Coverciano con la sua squadra, l’Espanyol, Daniel Jarque, l’8 agosto del 2009. Era al telefono con la fidanzata, colpito da un’asistolia. Mentre nell’agosto 2011 Naoki Matsuda, ex nazionale giapponese, muore due giorni dopo il ricovero d’urgenza per un malore in allenamento.

Giani si è sentito male lo stesso giorno – il 14 aprile – in cui morì nel 2012, Piermario Morosini. Il centrocampista del Livorno svenne in campo, a Pescara. Soffriva di cardiomiopatia aritmogena. Il 7 maggio 2016 muore Bernardo Ribeiro, brasiliano con un passato al Pescara, stroncato da un infarto nel corso di un’amichevole. Lo stesso mese di Patrick Ekeng, centrocampista camerunese della Dinamo Bucarest, deceduto per un arresto cardiaco durante la partita col Vitorul Constanta.

Davide Astori è forse il nome che più di tutti tiene viva la memoria e il trauma di queste morti “inaccettabili”: giovani, atleti, in forma. Il capitano della Fiorentina viene trovato morto la mattina del 4 marzo 2018, nella camera d’albergo di Udine che ospitava la Fiorentina. L’autopsia è chiara: morte cardiaca improvvisa seguita a fibrillazione ventricolare.

Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it