Categoria: Sport

EVENTI – “Frosinone sale in cattedra”: Il tributo a Gigi Riva e la… lectio magistralis di Marco Brescianini

VEROLI – Il Frosinone Calcio continua il percorso stagionale con il progetto ‘Frosinone sale in cattedra’. Questa mattina a Veroli il direttore dell’Area Marketing & Comunicazione-Rapporti Istituzionali, Salvatore Gualtieri, con alcuni collaboratori e il calciatore Marco Brescianini hanno fatto visita all’Istituto Comprensivo Veroli II. Presente l’avvocato Marika Gimini dell’Università San Raffaele di Roma, in qualità di responsabile del Progetto che il Club giallazzurro porta avanti da 7 anni. “Uno dei tasselli del Progetto ‘Frosinone Experience – sono state le prime parole dell’avvocato Gimini – è nato da un’idea del direttore Gualtieri”.

Ma prima dello ‘start’ alla bella mattinata, tutti i presenti hanno voluto tributare un lungo e commosso applauso alla memoria di quell’immenso fuoriclasse che è stato ‘Rombo di Tuono’ Gigi Riva, il calciatore-simbolo di una Italia che rimarrà scolpita ovunque si parlerà di calcio nel mondo.

Ha preso quindi la parola il direttore Gualtieri: ““Quelle del Frosinone Experience sono iniziative fondamentali che ormai portiamo avanti da diversi anni, perché danno un valore importante a tutto il territorio anche a livello sociale. Il Frosinone è molto impegnato in questo campo, stiamo cercando di quantificare quale è il nostro impatto sociale, economico ed ambientale attraverso il coinvolgimento degli stakeholder, gli investimenti nei programmi di sviluppo giovanile, i programmi educativi e di formazione e le iniziative di sostenibilità ambientale. Proprio in relazione a ciò vi invito a partecipare ad un evento che si terrà il 4 aprile presso lo Stadio “Benito Stirpe” sul tema dell’autismo”.

L’avvocato Gimini ha proseguito nel suo intervento ha spiegato i princìpi attorno ai quali si snoda l’attività del Frosinone nelle Scuole: “Tutto quello che vedete da parte di un lavoro di squadra e per questo voglio ricordare in primis il Provveditorato agli Studi nella persona del dirigente Azzurra Mottolese e della professoressa Flavia Colonna che hanno da subito appoggiato il progetto del Frosinone e consentito alle Scuole di aderire al progetto ‘Frosinone sale in Cattedra’. Un ringraziamento speciale va alla Questura, sempre presente e pronta ad appoggiare i percorsi di legalità; all’Università di Cassino che ci sostiene dal 2017 in tutti i percorsi scientifici e ovviamente voi dell’Istituto Comprensivo di Veroli nella persona della dirigente Scolastica dottoressa Angela Avarello e del professor Antonio Rossini. Lo sport nelle Scuole – ha proseguito – riveste un ruolo cruciale nello sviluppo fisico, mentale e sociale degli studenti. Attraverso attività sportive, i giovani imparano il valore del lavoro di squadra, della disciplina e dell’impegno, oltre a beneficiare di miglioramenti nella salute e nel benessere. Lo sport insegna lezioni preziose che vanno oltre l’attività fisica: imparare a gestire sia la vittoria che la sconfitta, sviluppare il rispetto per gli altri e per le regole e migliorare la concentrazione e la determinazione. Questi importanti valori oggi li affronteremo direttamente con chi lo sport lo pratica tutti i giorni e ne ha fatto una professione. E quindi per questo oggi qui con noi c’è Marco Brescianini”.

Il centrocampista giallazzurro parla alla platea di studenti e insegnanti con la stessa padronanza con la quale è diventato un punto fermo dello scacchiere di mister Di Francesco: “Ho cominciato a giocare al calcio ad 8 anni, sono cresciuto nelle giovanili del Milan e fin da piccolo il mio sogno è stato quello di voler fare il calciatore. Fin da subito ho capito che per fare ciò erano necessari tanti sacrifici e che ci sarebbero stati momenti di difficoltà, come lo stare lontano da casa, dalla famiglia e dagli amici”.

E’ stata mostrata sullo schermo una foto con Zlatan Ibrahimovic, quando Marco era molto piccolo: “Ricordo benissimo che al momento della foto ero molto emozionato, fare una foto con un grande campione come Zlatan, professionista che mi ha spronato ancora di più a dedicarmi al lavoro per cercare di arrivare più in alto possibile. A Frosinone? Mi sono integrato benissimo, sono stato ben accolto da tutti”.

Brescianini ha poi risposto alle domande degli studenti: “La rivalità tra noi compagni di squadra? Io la chiamo concorrenza. Anche io vorrei giocare sempre ma bisogna rendersi conto che a volte si rende di meno rispetto ad un compagno. E allora l’importante è saper accettare le decisioni del tecnico, continuare ad allenarsi e pensare che l’obiettivo di squadra è di tutti. Le partite si vincono tutti insieme. Il consiglio da parte un allenatore? Ne ho ricevuti tanti di consiglio. Io personalmente mi riconosco grande riservatezza e serietà, non ho mai creato problemi all’interno della squadra. Gli allenatori mi hanno sempre detto di non mollare, soprattutto negli anni da bambino nei quali non riuscivo ad emergere anche a causa del mio fisico un po’ piccolino. Cosa serve per essere un calciatore di successo? Tante componenti: serve dedizione al lavoro, amore del lavoro, essere felici ed orgogliosi. Il rispetto delle regole è la cosa fondamentale. Cosa ricordo di curiosità legata al calcio? In questi 15 anni di carriera il ricordo più divertente… credo che debba ancora arrivare. La vita personale e la carriera di calciatore? Bella domanda… Cerco di mantenere un equilibrio anche se non è facile perché ti trovi giudicato e non sempre nella maniera che tu ti aspetti. Servirebbe più rispetto perché dalla nostra parte ci sono ragazzi che ce la mettono tutta, sempre. Il mio ruolo? Centrocampista e precisamente mezz’ala, penso di avere le caratteristiche giuste per svolgere questo ruolo. Il rendimento che sto avendo? Non me lo aspettavo, arrivo dalla serie B e confrontarmi in serie A forse qualcosa di inarrivabile ma pian piano ho acquistato fiducia e penso che posso starci, la mia speranza è di diventare un calciatore importante. Il calcio e il Var? E’ stato un discorso molto discusso: la tecnologia può aiutare, credo che il calcio non possa farne a meno. Come coinvolgi i tuoi tifosi e la comunità nel tuo percorso calcistico? Al giorno d’oggi i tifosi si coinvolgono soprattutto tramite i risultati, la cosa più importante è creare un legame importante con chi ti segue. Il tuo sogno nel calcio? Di vincere la Champions League, sarebbe un sogno bellissimo. Sarà molto difficile ma noi ci proviamo a portare il Frosinone più in alto possibile. Quali esempi dovreste dare voi calciatori? Una domanda che fa riflettere. Siamo dei ragazzi di 20 anni che abbiamo delle responsabilità. Noi per primi dobbiamo portare l’esempio e portare in alto i valori dello sport a cominciare dal rispetto. La parola d’ordine per poter avere successo. Vorrei ringraziarvi tutti, è stata la prima volta per me davanti ad una platea del genere – chiude Brescianini dopo aver incassato un… voto altissimo dalla dottoressa Angela Avarello – e ringraziarvi dell’attenzione che avete avuto nei miei confronti. Mi raccomando: ascoltare i vostri insegnanti, saranno fondamentali nella vostra vita. Spero di tornare a festeggiare con voi, magari la Champions League”.

Fonte Ufficio Stampa Frosinone Calcio

SPORT – Udinese-Milan, insulti razzisti a Maignan: “Non sono una vittima, ma se tacete siete tutti complici”

“È una lotta dura, ci vorrà tempo e coraggio. Ma è una lotta che vinceremo”, dice il portiere del Milan

ROMA – “Non è stato il giocatore ad essere stato aggredito. È l’uomo. È il padre della famiglia. Questa non è la prima volta che mi succede. E non sono il primo a cui è successo. Abbiamo fatto annunci, campagne pubblicitarie, protocolli e non è cambiato nulla. Non sono una vittima, ma oggi è un intero sistema che deve assumersi la responsabilità “. È un post di rabbia e delusione quello che il portiere del Milan Mike Maignan, dopo gli insulti razzisti in campo durante la partita di serie A Udinese-Milan, affida ai social.

L’estremo difensore rossonero ha detto, in un’intervista a Milan Tv: “Quando sono andato a prendere la palla ho sentito dei versi di scimmia, ma la prima volta non ho detto niente. La seconda volta che è successo sono andato a dirlo (al quarto uomo, ndr). È una cosa che non deve succedere nel mondo del calcio. I fischi li accettiamo, siamo fuori casa, ci sta, ma il razzismo no“. Il giocatore dopo gli insulti, per protesta, ha lasciato il campo per qualche minuto seguito da altri giocatori e dai tecnici del Milan. La partita è ripresa dopo qualche minuto.

Su Instagram si legge ancora: “Oggi è un intero sistema che deve assumersi la responsabilità: gli autori di questi atti, perché è facile agire in gruppo, nell’anonimato di una tribuna. Gli spettatori che erano sugli spalti, che hanno visto tutto, che hanno sentito tutto ma hanno scelto di tacere, siete compliciL’Udinese, che parlava solo di interruzione della partita, come se niente fosse, complice tu– dice Maigna- Le autorità e il procuratore, con tutto quello che sta succedendo, se non fai nulla, SARAI COMPLICE ANCHE TU”. E prosegue: “Non sono una VITTIMA. E voglio dire grazie alla mia società AC Milan, ai miei compagni, all’arbitro, ai giocatori dell’Udinese e a tutti quelli che mi hanno inviato messaggi, chiamato, supportato in privato e pubblico. Non riesco a rispondere a tutti ma vi vedo e siamo INSIEME. È una lotta dura, ci vorrà tempo e coraggio. Ma è una lotta che vinceremo“.

Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it

Paralimpiadi, a Tokyo l’Italia centra il nuovo record di medaglie. Battuto il primato di 58 medaglie che resisteva da Seul 1988. Ancora protagonista Stefano Raimondi: settima medaglia in questi Giochi

Dal nostro inviato Mirko Gabriele Narducci

TOKYO – La medaglia di bronzo di Ndiaga Dieng alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 entra nella storia: il terzo posto conquistato dall’azzurro nei 1500 m T20 consente all’Italia di battere il record di 58 medaglie che resisteva dai tempi di Seul 1988. Ma quella di Dieng è solo la prima di una serie di podi che gli azzurri hanno conquistato anche oggi. E con altri due giorni di gare prima della chiusura dei Giochi giapponesi, il bottino della delegazione italiana è destinato ad arricchirsi ulteriormente.

DIENG: “FELICISSIMO, NON VEDEVO L’ORA DI ESSERE QUI”

“Non so cosa dire, sono molto contento. Ho lavorato tanto per i 1500, punto sempre al massimo ma è arrivato questo bronzo e sono felice. Non vedevo l’ora di essere qui”. Così Ndiaga Dieng, medaglia di bronzo nei 1500m T20 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, parlando nella zona mista dell’Olympic Stadium subito dopo la finale. “Dedico questa medaglia alla mia famiglia, al mio allenatore e ai ragazzi dell’atletica della Vis Macerata”, ha aggiunto Dieng. Che sulla gestione della gara ha spiegato: “Sono voluto partire tranquillo, risparmiando energie e partendo da dietro per poi aumentare mano mano. Alla fine sono riuscito ad arrivare terzo e ora lavorerò ancora di più”. L’obiettivo infatti adesso “è Parigi: punto a fare le Olimpiadi e le Paralimpiadi”.

LA SCHEDA DI DIENG

Ndiaga Dieng è nato a Dakar (Senegal) il 17 luglio del 1999 ed è tesserato per l’A.S. Anthropos Civitanova Marche. Ha esordito in Nazionale nel 2018 ed è alla sua prima partecipazione a una Paralimpiade. In bacheca ha due ori negli 800 e nei 1500m conquistati agli Inas Global Games del 2019 a Brisbane. “Lo sport ha cambiato gli ultimi anni della mia vita“. Dieng approda all’atletica dal calcio. A intuire le sue capacità in pista è un professore di Scienze motorie: “L’atletica mi è piaciuta subito, per questo continuo a praticarla”. Di questo sport ama soprattutto il fatto che si svolga all’aperto. La sua fonte di ispirazione è un campione del calibro di Usain Bolt. Da ‘grande’ ancora non sa cosa farà perché, spiega, “ho davanti a me tre Paralimpiadi prima di smettere“. Non ha riti scaramantici prima delle gare, ma dedica tempo alla preghiera. E dopo Tokyo vorrebbe tornare nel suo Paese d’origine, il Senegal: “È tanto tempo che non vado a trovare i miei nonni e i miei amici”. Resilienza, per lui, significa “tirare sempre avanti e puntare più in alto possibile”.

LEGNANTE, ARGENTO CON RIMPIANTO NEL PESO

Assunta Legnante è medaglia d’argento nel getto del peso F12 femminile ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. La lanciatrice azzurra, detentrice sia del record mondiale che di quello paralimpico della sua classificazione, ha chiuso alle spalle della rivale uzbeka Safiya Burkhanova per soli 16 centimetri (14.78 a 14.62). Per Legnante è il secondo argento in Giappone, dopo quello nel lancio del disco. Ma l’azzurra, che a Londra 2012 e Rio 2016 aveva vinto l’oro nella specialità, non nasconde il rammarico. “Che difficoltà ho trovato in pedana? Il freddo, la pioggia, ma quelli c’erano per tutti. Mi dispiace, ma magari chiedo anche troppo“, ha spiegato l’azzurra parlando nella zona mista dell’Olympic Stadium. Legnante era molto commossa al termine della gara: “Peccato per il terzo lancio nullo, ma quello che mi rimprovero è che non si può fare 14.25 da ferma e 14.62 in traslo”, ha concluso.

LA SCHEDA DI LEGNANTE

Assunta Legnante, medaglia d’argento nel getto del peso F12 femminile ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, è nata a Napoli il 14 maggio del 1978. Legnante è al secondo podio in Giappone, dopo l’altro argento ottenuto nel lancio del disco F11. Tesserata per l’Anthropos Civitanova Marche, ha esordito in Nazionale nel 2012 e ha già partecipato alle Paralimpiadi di Londra e di Rio, conquistando due ori nel getto del peso. Nel suo palmares anche altre quattro medaglie d’oro nel getto del peso ai Mondiali del 2013 a Lione, del 2015 a Doha, del 2017 a Londra e del 2019 a Dubai, dove si è laureata campionessa anche nel lancio del disco.


“Lo sport mi ha dato l’opportunità di fare ciò che mi piaceva e ciò che mi riusciva meglio”, dice. Dal 2012 non ha rivali in pedana. Lei, che viene dalla pallavolo, un giorno decide di provare tutte le discipline dell’atletica. I lanci, anche per via della sua altezza, sono quelli che le riescono meglio. Nel suo percorso sportivo incontra tante persone importanti: “A partire dalla mia famiglia, che mi ha sempre lasciato libera di fare le mie scelte, ma anche tutti gli allenatori che ho avuto dagli inizi a oggi”. Del suo sport ama il fatto di far parte di una squadra, anche si tratta di una disciplina che si pratica a livello individuale: “Mi piace il fatto di stare insieme agli altri, mi piace la fatica alla fine di ogni allenamento“. Fonti di ispirazione? Nessuna in particolare: “Cerco di fare sempre meglio per me stessa”. Se non avesse fatto l’atleta, il suo sogno più grande sarebbe stato lo stesso del padre: “Mi sarebbe piaciuto diventare carabiniere”. Il momento sportivo più bello finora risale ai Giochi di Londra del 2012: “Quell’oro rappresentò per me l’inizio di una rinascita”.

RAIMONDI FORZA SETTE: ARGENTO NEI 200 MISTI E BRONZO NELLA STAFFETTA

Altra giornata da ricordare per Stefano Raimondi: vince la medaglia d’argento nei 200m misti e il bronzo nella staffetta maschile 4x100m mista insieme a Riccardo Menciotti, Simone Barlaam e Antonio Fantin nell’ultima gara della Nazionale italiana di nuoto in programma in questa Paralimpiade. Per il 23enne veneto Stefano Raimondi, alla sua prima partecipazione alle Paralimpiadi, sono sette podi in questi Giochi: prima erano arrivati l’oro nei 100 rana, gli argenti nei 100 farfalla, nei 100 dorso e nella staffetta 4×100 sl e il bronzo nei 100 sl.

“SONO STANCHISSIMO MA SODDISFATTO”

“Durante la gara speravo di stare di più con Maksym (l’ucraino Krypak, medaglia d’oro, ndr), ho recuperato un po’ a rana e nel primo 25 dello stile libero, però poi quando lui ha messo le gambe è andato via come al solito”. Così Raimondi subito dopo la premiazione. “Non era una gara facile, sapevo che lui è più forte in tre stili e anche nel primo 50 è passato veramente forte, non pensavo così tanto. Comunque sono veramente felice anche del mio tempo, anche se pensavo di stare sotto i 2 e 7 ma dopo una settimana di gare va assolutamente bene. Sono molto stanco, a fine gara non riuscivo nemmeno a uscire dalla vasca…“.

Eppure, il 23enne veneto aveva ancora qualcosa da chiedere a questi Giochi: “Adesso ho la staffetta, speriamo di portare a casa anche la settima medaglia che sarebbe un grande traguardo: sarei il secondo più medagliato delle Paralimpiadi dopo Krypak”. Obiettivo centrato.

LA SCHEDA DI RAIMONDI

Stefano Raimondi è nato il primo gennaio 1998 a Soave (Vr). Tesserato per Verona Swimming Team e per le Fiamme Oro, dal 2013 gareggia nel nuoto paralimpico dopo una carriera tra i normodotati interrotta per un incidente in scooter che gli compromette l’uso della gamba sinistra. “Questa disciplina è stata per me un’occasione di rinascita, perché proprio attraverso lo sport sono tornato a camminare”, ha detto. All’esordio a una Paralimpiade, nel suo palmares fino a questo momento spiccavano a livello internazionale i tre ori (50 sl, 100 rana, 4×100 sl) ai Mondiali di Londra 2019, dove ha conquistato anche cinque medaglie d’argento (100 dorso, 100 rana, 100 sl, 200 misti, 4X100 mista).

Due i momenti della sua carriera sportiva da incorniciare: “Nel 2014, un anno dopo l’incidente, quando sono riuscito a salire sul terzo gradino del podio ai Campionati Italiani Giovanili per normodotati, e l’oro inaspettato nei 50 stile libero ai Mondiali di nuoto paralimpico di Londra del 2019″. Ama molto la musica degli anni ’80 e ’90. Incontra i ragazzi nelle scuole per infondere fiducia e incitare a vedere sempre oltre, soprattutto oltre la disabilità perché nonostante tutto si possono sempre fare cose straordinarie. Studia Scienze motorie e le sue passioni continuano ad essere le moto e i motori.

MANCARELLA BRONZO NEL KAYAK

Federico Mancarella è medaglia di bronzo nel kayak singolo 200m KL2 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. Si tratta della prima medaglia dell’Italia nella canoa alle Paralimpiadi. L’azzurro ha chiuso al terzo posto nella finale disputata al Sea Forest Waterway. “Sono molto contento del lavoro che abbiamo fatto con Gianni Anderlini, che è diventato il mio allenatore da poco. Una dedica speciale va a lui per il lavoro che abbiamo fatto in quest’anno e mezzo, per averci creduto, per aver lottato ed essere stato coerente col percorso iniziato”. Così Mancarella al termine della finale al Sea Forest Waterway.

È stata una gara avvincente, combattuta e il pensiero va alla mia famiglia, ai miei compagni di squadra, alla mia società. Le dediche speciali per questa medaglia sono per mio nonno e mia cugina che ci hanno lasciato in questi anni– ha proseguito Mancarella – e per la prematura scomparsa di Luca Bertoncelli, che era il presidente del Canoa Club Ferrara che ci ha lasciato la settimana scorsa al quale ero molto legato, perché io mi sono allenato tra Bologna, Ferrara e Cagliari. Ora- ha concluso l’azzurro – non vedo l’ora di andare un po’ in vacanza dopo le ultime gare della stagione”.


Per il ct Stefano Porcu di tratta di “una medaglia storica che apre il nostro mondo della canoa a quello paralimpico. La inseguivamo dal 2016 ma per ogni cosa ci vuole del tempo, e qui a Tokyo Federico ha dimostrato di essere maturo per raggiungere questo traguardo straordinario. Ha fatto una gara da manuale, rimanendo sempre in zona medaglia dall’inizio sino alla fine. Ringrazio anche tutto lo staff tecnico e in particolar modo a Gianni Anderlini, che lo segue anche come allenatore personale in maniera molto diligente”. Tutto questo, ha sottolineato Porcu, “non sarebbe stato possibile senza il grande sostegno del Cip e del suo presidente Luca Pancalli, una macchina che produce sogni in cui il nostro compito è quello di realizzarli. Come diceva Jim Morrison, tutti hanno le ali ma solo chi sogna impara a volare. Devo anche ringraziare il presidente Luciano Buonfiglio che è qui con noi e che ha lottato sempre per permetterci di realizzare questo sogno”, ha concluso il ct.

TERZI VINCE IL BRONZO NEI 50 FARFALLA E FA POKERISSIMO

Giulia Terzi è medaglia di bronzo nei 50m farfalla S7 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. L’azzurra ha chiuso al terzo posto nella finale disputata al Tokyo Aquatics Centre. Per la 26enne azzurra si tratta della quinta volta sul podio in Giappone: prima erano arrivati gli ori nei 100 sl e nella staffetta femminile 4×100 sl e gli argenti nei 400 sl e nella staffetta mista 4x5t0 sl. Quasi una sfida nella sfida con il fidanzato e collega Stefano Raimondi, che oggi è arrivato a sette. “Avrei preferito un altro colore, però anche la medaglia di bronzo va bene e sono soddisfatta del tempo che ho fatto“, ha dichiarato Terzi dopo la premiazione. “Sono arrivate cinque medaglie su cinque gare e sono contenta. Ho dato tutto quello che avevo e non poteva andare diversamente, perché le avversarie erano molto forti”.

LA SCHEDA DI TERZI

Nata a Melzo (Mi) il 14 agosto 1995, è tesserata per la Polha Varese ed è all’esordio a una Paralimpiade: nel suo palmares finora spiccavano l’argento nella staffetta 4×50 mista ai Mondiali di Londra del 2019, cui si aggiungono le due medaglie di bronzo nei 100 stile nei 50 delfino. Figlia di una atleta a livello agonistico, inizia a nuotare all’età di cinque mesi: “Mia mamma voleva che non avessi paura dell’acqua”. A cinque anni passa alla ginnastica artistica. Il ritorno in vasca qualche anno fa su consiglio medico, a causa della scoliosi congenita rara con coinvolgimento midollare.

Le figure più importanti nella sua crescita sportiva? “I miei allenatori Massimiliano Tosin e Micaela Biava e la mia società, la Polha Varese, che mi supporta in ogni momento”. Oltre al nuoto tanto studio: ha una laurea in Scienze Politiche indirizzo Amministrazione e Gestione d’impresa ed è iscritta a Giurisprudenza come seconda laurea. “Mi laureerò al mio ritorno da Tokyo”. Ama la lettura, i gialli in particolare, gli animali e la musica. Prima di una gara cerca di rilassarsi: “Penso che se sono riuscita a superare tutti i periodi difficili la gara è solo un momento per divertirmi e dare il massimo”. Nella sua playlist non può mancare ‘Sere Nere’ di Tiziana Ferro: “È in assoluto il brano top in cima a ogni mia lista”.

BOGGIONI BRONZO NEI 200 MISTI

Monica Boggioni è medaglia di bronzo nei 200m misti SM5 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. La nuotatrice azzurra ha chiuso al terzo posto davanti alla compagna di squadra Giulia Ghiretti, quarta a 1”38 di ritardo, nella finale disputata al Tokyo Aquatics Centre. Per lei è la terza medaglia in questa edizione.

LA SCHEDA DI BOGGIONI

Boggioni è nata a Pavia il 5 agosto 1998 e gareggia per il Pavia Nuoto e per le Fiamme Oro. Alla sua prima partecipazione a una Paralimpiade, inizia a nuotare all’età di due anni ma entra nel mondo agonistico a quindici, grazie al progetto ‘Nuota con noi’ promosso dalla società Pavia Nuoto. Inizia a gareggiare nel 2014 vincendo le prime medaglie a livello nazionale fino a quando, nel 2017, entra in Nazionale.

Vince la prima edizione delle World Series a Berlino e partecipa ai Campionati del mondo in Messico, vincendo tre ori e tre argenti e stabilendo 3 record del mondo e 3 europei. Nel 2018 partecipa ai Campionati europei di Dublino, dove vince un oro, quattro argenti e due bronzi. A settembre 2019 è ai Campionati del mondo di Londra, dove dove porta a casa due medaglie di bronzo nei 200 sl e nei 50 dorso. Oltre al nuoto, nella vita della giovane lombarda c’è anche lo studio. Diplomata al liceo Classico, attualmente frequenta il corso di Biotecnologie all’Università degli studi di Pavia: il sogno, racconta, è quello di “specializzarmi nel campo della genetica medica, per cercare di trovare una cura per patologie di cui ancora si conosce poco”.

IL BILANCIO DEL CT DEL NUOTO VERNOLE: “PROMESSE MANTENUTE”

“Quello che conta è che come avevamo promesso abbiamo dato un grosso contributo al Comitato Italiano Paralimpico, che è la nostra casa madre, ed è proprio grazie al Cip e di riflesso alla Federazione che ci possiamo permettere di mantenere degli standard elevati”. Lo ha detto il ct della Nazionale italiana di nuoto, Riccardo Vernole, parlando nella zona mista del Tokyo Aquatics Centre al termine dell’ultima giornata di gare in vasca, che ha contribuito con altri 4 podi a completare un bilancio record per i nuotatori azzurri: 39 medaglie, di cui 11 ori, 16 argenti e 12 bronzi. “L’intera Rio 2016 in una piscina”, il commento a caldo del portabandiera e veterano Federico Morlacchi.

Per Vernole però “ci sarà sicuramente ancora tanto da investire, perché quello che abbiamo ottenuto ormai è passato, ce lo godiamo come presente ma abbiamo da affrontare due Mondiali nei prossimi due anni e una Paralimpiade a Parigi nel 2024″. Non sarà facile per l’Italnuoto replicare questo bottino di medaglie: “Per fortuna sono tante, per cui anche se ne dovessimo perdere qualcuna rimarrebbero comunque tante… Battute a parte – ha proseguito il ct – dobbiamo lavorare al 100% e sempre concentrati, il risultato lo puoi conoscere solo alla fine dei Giochi ma l’unico modo di mantenere questi standard è lavorare duramente, anche con i giovani“.

Per questo, ha spiegato, “abbiamo già dei progetti, che inizieranno a ottobre: per il prossimo triennio andremo in giro per l’Italia con lo staff tecnico della Nazionale, quindi il top, per visionare nuove leve. Faremo incontri sulla tecnica natatoria, che varia a seconda delle capacità funzionali degli atleti, e cercheremo di dare dei consigli per far sì che un ragazzo possa iniziare già con una buona base tecnica. Poi faremo dei veri e propri raduni di preparazione, sempre con il settore giovanile, perché il prossimo anno oltre al Mondiale ci sono anche i Campionati europei giovanili”.

Poco tempo per riposare dunque per i campioni del nuoto paralimpico azzurro: “Va bene così, è meglio mettersi in gioco subito perché non possiamo attendere tanto. L’unica certezza è che abbiamo uno staff tecnico di un livello strepitoso: non parlo solo del nuoto ma di tutti i settori, lo dico in qualità di rappresentante dei tecnici nella Giunta del Cip. I nostri tecnici non stanno solo in piscina o in palestra, iniziano il percorso con gli atleti quando sono giovani o comunque novizi e li accompagnano fino al successo, e questo tipo di impegno è proprio ciò che ha portato tanti risultati come Cip”, ha concluso Vernole.

VINCENZO BONI SI RITIRA: “È ORA DI CRESCERE”

Si chiude senza medaglie la seconda e ultima Paralimpiade di Vincenzo Boni, 33enne napoletano e nazionale azzurro che ha portato a termine la sua ultima gara con un quinto posto nei 50 m dorso S3, la specialità che a Rio 2016 gli era valsa il bronzo. “Tutto sommato è un buon bilancio, sono realista. I miei avversari hanno una marcia in più sia fisica che come freschezza anagrafica – ha dichiarato Boni annunciando il ritiro – Li ho battuti negli anni scorsi e ora li ho visti primeggiare: è il bello dello sport. Tutti vogliono tornare a casa con le medaglie ma va bene cosi, mi sono divertito ed è la prima competizione che sono riuscito a prendere con leggerezza, senza ansia e rigidità”.

Per l’ormai ex nuotatore, infatti, “è il momento di prendere una strada diversa e addentrarmi meglio nel mondo lavorativo. È giunto il momento di crescere, al momento penso che le strade si divideranno”. In questi anni, ha raccontato in zona mista, “il livello del nuoto paralimpico si è alzato, ma lo ha fatto anche il livello dell’Italia, che si è fatta trovare pronta. Ho dato una mano e contribuito a far crescere il medagliere nel corso di questi anni con 18 medaglie internazionali in 5-6 anni: è tanta roba”.

Fonte «Agenzia DiRE» indirizzo «www.dire.it»

OLIMPIADI – Jessica Rossi ed Elia Viviani saranno i portabandiera dell’Italia alle Olimpiadi di Tokyo

TOKYO – Saranno Jessica Rossi (tiro a volo) ed Elia Viviani (ciclismo) i portabandiera dell’Italia ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020Per la prima volta nella storia, dunque, saranno due i portabandiera – un uomo e una donna – che guideranno la delegazione italiana durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici: una scelta che segue i recenti dettami del Comitato Olimpico Internazionale che spinge sempre più per la parità di genere.

Tiro a volo e ciclismo sono due discipline che non avevano mai avuto l’onore di vedere nominati propri atleti in occasione del solenne momento che sancisce l’inizio della manifestazione a cinque cerchi. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha ufficializzato la scelta questa mattina alla Giunta che si è riunita al Salone d’Onore di Palazzo H. Le due discipline hanno inorgoglito il palmares azzurroinsieme hanno conquistato quasi 100 medaglie olimpiche, il 15% del totale dell’Italia e circa un quarto delle medaglie d’oro complessive del palmares azzurro. I due alfieri azzurri vantano un albo d’oro da numeri uno.

Fonte: Agenzia DiRE –  www.dire.it

EMERGENZA COVID-19 – Emesso nuovo Dpcm: Si fermano i campionati dilettantistici

ROMA – Nelle nuove misure per il contenimento del Covid-19 viene fermata tutta l’attività dilettantistica. Analizzando il Dpcm ecco chi gioca e chi si dovrà fermare.

Saranno sospesi tutti i campionati dilettanti e giovanili a livello regionale. Quindi stop alle categorie: eccellenza, promozione, prima e seconda categoria. Giocherebbero quindi solo Serie A, B, C e D che dovranno giocare però a porte chiuse.

Nel femminile sì a Serie A e B; nel calcio a 5 avanti Serie A, A2 e B maschile e A e A2 femminile.
Negli sport di contatto come calcio e calcetto i divieti si allargano: viene confermato quello per ogni attività, anche allenamenti, di carattere “ludico amatoriale”, ma vengono fermate, anche per gli allenamenti (si deve be potere in forma individuale e nel rispetto del distanziamento se svolto all’aperto), tutte le attività dei livelli provinciale e ora anche regionale.